En Confidence
Marco Bennici è un'abile sperimentatore di accostamenti inediti tra gusto Antico e Contemporaneo, ed è tra i fotografi più eleganti e prolifici della Sicilia. Le sue immagini hanno una forza antica e allo stesso tempo, trasmettono pura grazia e melodia. La mostra che prende il titolo di “En Confidence” - Confidenza come sinonimo delicato di Fiducia - vuol essere un'esplicare quell'atteggiamento naturale, intrinseco nell'uomo, capace di trasformare la paura, la diffidenza, la solitudine in metafore di sensualità e sensibilità, restando saldamente ancorato al contesto culturale moderno. In queste opere, che potremmo definire nell'insieme una sola “opera corale”, l'artista si fa interprete della creatività universale.
Nella sua visione vediamo riaffiorare le conoscenze e le influenze delle avanguardie artistiche francesi: esplora il nudo con prospettive alla Marc Chagall, adotta forme e spazi che ricordano le sculture di Jean Arp e Henry Moore, si dedica a dilatazioni e distorsioni simili a quelle sperimentate da André Kertész, sfruttando la luce come elemento scultorio lasciando rivelare le forme. Il corpo, indifferentemente femminile o maschile, è trattato come un'architettura, un edificio, una elemento di alto design.
Ne fuoriesce un lavoro molto intimo, fatto di sussurri all'orecchio, di silenzi e di atmosfere altamente riflessive che invitano lo spettatore non a porsi domande esistenziali ma a guardarsi dall'interno esplorando il suo intimo più profondo che è la vera nudità abolendo del tutto quella esteriore. Utilizzando forti contrasti di luce, primi piani quasi inaspettati e inquadrature di geometrica pulizia, Bennici esalta la fisicità con rigore rendendola parte integrante di quell'architettura che diviene anima stessa del suo progetto fotografico. Seni, mani, piedi spesso in contrapposizione con gli ambienti arredati con pochi elementi - una porta, uno specchio,una vasca - sono inseriti in un contesto aspro e spoglio lasciando spazio al corpo di esser assorbito come elemento architettonico. La fotografia di Bennici è un cannocchiale puntato sulle forme che regnano sovrane, tanto da divenire unico soggetto (questo si evince nei suoi scatti popolati da più persone) incombente, grandioso e magnifico che lascia lo spettatore disorientato, quasi intimidito come un pigmeo davanti all'apparizione dei giganti. I suoi corpi ci danno una sensazione di isolamento, certamente voluta, conservando in loro quel segreto, quella nudità non svelata ma occultata che permette di mantenere con l'osservatore quella equilibrata distanza poiché non ancora “confidente”.
Bennici riscopre un eros misterioso che paradossalmente non trova la sua forza nella carne, ma si manifesta attraverso emozioni, pensieri, associazioni, memorie e nostalgie. Credo che il mestiere del fotografo stia nella capacità di vedere più intensamente, di quanto non si riesca comunemente, mantenendo quella ricettività di un viaggiatore che visita per la prima volta un paese straniero.
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